Le pagine più belle della nostra avventura sulla Terra arrivano sempre inaspettate. Così mi sono trovato a camminare a Creta, io ed Erika su questa zolla di sabbia mentre l’assurdo e accecante Mar Libico toccava le punte dei piedi. Caleidoscopio del Mediterraneo, quanti racconti e immagini può racchiudere in sé un’isola? Basta solo questa parola e già la mente vaga per conto suo. Non sappiamo nulla di questo posto, ho dimenticato la storia studiata per riscoprirla qua nella fatica dei passi e dietro ogni orizzonte. Ho evitato di leggere qualsiasi guida, è tutto qua se solo avremo la pazienza e l’amore di interpretarne i segni.
Io poi sono uomo di montagna e mai mi è balenato in mente che si potesse anche camminare vicino a dell’acqua, salata per di più. Pensavo il mare fosse fatto solo per navigarci sopra. Vedo una piccola barca avvicinarsi, tutta piena di piccole scatole colorate, che siano per le api? Api marine? Api in vacanza? Nel museo archeologico di Heraklion c’è un ciondolo d’oro con due api che si guardano. Apicoltori acrobati e saltatori di tori, figli di Minosse e di una civiltà che ad un certo punto scomparve e non si sa neanche bene perché. Ma i pescatori d’api non hanno mai smesso di tornare a terra con un bottino di miele di timo.
Vogliamo percorrere una parte del sentiero E4, non è un nome particolarmente poetico ma è il sentiero più lungo d’Europa, quasi diecimila chilometri. Come se i superlativi importassero qualcosa. E sono le alte montagne che precipitano nel Mar Libico ad attirarmi nella parte sud-ovest dell’isola, particolare importante per chi, arrivando dalla terraferma, non vuole rischiare il mal di mare.
Immediatamente ci perdiamo nella pungente macchia mediterranea e soltanto un’altura ci fa ritrovare la strada: avvistiamo la rosacea spiaggia di Elafonissi, brulicante di minuscoli esseri umani. Passiamo oltre tra alberi di cedro e spiagge dove la nudità è norma. Cappellette votive appaiono di tanto in tanto, come sulle nostre Alpi, solo che qua ricordano naufragi. Sono delle chiese in miniatura, appoggiate sugli scogli e colorate di bianco e di blu. Sulla spiaggia troviamo una distesa di cocci d’anfora e ci metto un po’ ad accorgermi che la pietra su cui sono seduto era un’antica colonna incrostata di mare. Sono sempre i tramonti a farci trovare tesori inattesi. È l’ora a rendere magico un luogo oppure è solo perché a quel luogo eravamo predestinati? In una rada in mezzo al nulla giacciono abbandonate centinaia di case di pietra. Dove sono andati? Doveva essere piena di vita Lissos duemila anni fa quando si portavano le offerte al Dio Asclepio, che quasi fece fallire Ade con la sua mania di curare i mortali. Ci guardiamo bene dal non disturbare i suoi serpenti e ci addormentiamo esausti ma felici.
Di notte, al mare, si suda.

Jacob Balzani Lööv
Jacob Balzani Lööv è un fotografo italo-svedese ossessionato da storie di persone intimamente legate a un luogo particolare. Sebbene appassionato di outdoor il focus principale di Jacob è quello della fotografia documentaria, lavoro che lo porta in differenti ambienti, non solo naturali, ma spesso in quei teatri di scontri dove sono in corso vicende umane di portata mondiale.
L’indomani quando una piccola valle si apre su Soughia, veniamo richiamati alle montagne e passiamo tutta la giornata a risalire la gola di Aghia Irini per ritrovarci in un paesaggio di pecore e pastori. Forse, proprio come me lo immagino, è qua nell’entroterra che si nascondono i Ciclopi.
Ad Omalos, l’altopiano, mi sento quasi un po’ a casa tra queste montagne dove già avverto i segni dell’autunno in qualche mucchietto di foglie spinto dal vento. Continuando a salire lascio Erika a mangiar castagne e a godersi il sole con i simpatici gestori del rifugio Kallergi e, ossessionato dall’altezza, arrivo fino al Melintaou da cui ammiro il paesaggio lunare e calcareo dei Monti Bianchi. Due cacciatori inseguono veloci delle rare caprette che i cretesi chiamano Kri Kri. Quando torno è notte, la luna piena è già alta e illumina la gola che discenderemo il giorno dopo. Il mare respira millecinquecento metri più in basso e per la prima volta ho freddo.
Al centro della gola, tra antichi ulivi, ci sono i resti di un villaggio che è stato abbandonato solamente nel 1962. Tra pendii ripidissimi quale posto più sicuro per rifugiarsi? Infatti questi sono luoghi di resistenza e rifugio dai numerosi invasori dell’isola che dopo i fasti Minoici è stata perlopiù colonia. Venezia ha occupato Creta per 462 anni. Alla fine del Seicento Heraklion, ai tempi Candia, è stata assediata per ventun’anni dai Turchi. Si parlava in tutta Europa di questo assedio ignobile a cui avrebbero dovuto porre fine contro gli infedeli, ma passato l’entusiasmo delle crociate, senza un vero fronte comune le parole rimasero parole e alla fine l’isola diventò parte dell’Impero Ottomano e lo rimase fino alla sua fine.
Com’è profondo il mare, la conoscono tutti la canzone di Dalla ma sul tetto bianco di una chiesetta, irraggiungibile se non con la fatica, proprio mentre il blu dell’acqua diventa indistinguibile dal cielo, quella musica risuona con tutta l’anima. Racconta della storia dell’umanità, a cominciare dai pesci da cui discendiamo tutti: è un cammino pieno di drammi e diseguaglianze ma è la presenza cullante del mare, che non si può recintare né bloccare, come il pensiero, a restituirci la serenità. Venere è là immobile e tutt’attorno è ormai nero primordiale.
Inselvatichiti dal campeggio libero di Aghia Roumeli, è negli ultimi giorni di cammino che completiamo la nostra trasformazione. Strada facendo ci siamo spogliati di tutto quello che non è essenziale. Tra la terra arida e l’aria salmastra siamo rimasti soltanto noi e il nostri corpi di cui prenderci cura. È tutto molto semplice qua al caldo dove bastano pochi vestiti, pochi gesti e molta acqua. L’ultima notte a Loutro, dopo un aperitivo di feta, pomodoro e vino bianco, suoniamo per l’ultima volta la campana di una chiesa tra gli scogli. Qui non arrivano strade. Dormiamo sotto le stelle, dentro le rovine di un castello che sovrasta il porto. Poco prima di addormentarmi mi viene in mente una frase che devo aver letto in Moby Dick riguardo a un’isola lontanissima: “Non è segnata in nessuna carta: i luoghi veri non lo sono mai.” Cade una stella cadente. Sogno.
Dal monastero di Chrisoskalitissa fino a Hora Sfakion lungo il sentiero E4. La tratta da Soughia ad Aghia Roumeli è stata fatta sia risalendo la gola di Aghia Irini e ridiscendendo quella di Samaria che lungo la costa (tutti i paesi sono collegati da uno o più traghetti giornalieri). Si può trovare una descrizione qui (tappe 5-14). Sul percorso si può contare su quotidiani punti di approvigionamento e guesthouses ad eccezione della tappa lungo la costa tra Soughia e Aghia Roumeli (molto lunga e impegnativa da fare in giornata). Periodo consigliato: tutto l’anno tranne l’estate.